Premessa
All'interno di alcuni affluenti del torrente Curone, nel torrente Molgoretta, prima che le sue acque confluiscano nei prati di Valle Santa Croce, e in brevi tratti di pochi altri ruscelli e fontanili, vive (ancora! verrebbe da dire) un bel crostaceo di media taglia e di abitudini prettamente notturne, il Gambero d'acqua dolce, dal misterioso nome scientifico di Austropotamobius pallipes, anzi, visto che la nostra è una sottospecie occorre aggiungere per completezza anche l'aggettivo italicus; quindi il suo nome completo è Austropotamobius pallipes italicus Faxon 1914, che grosso modo identifica questo gambero come un essere dai piedi pallidi che vive nei fiumi meridionali (dell'Europa è sottointeso) e specificatamente in Italia; a nominarlo così fu il signor Faxon nel 1914 (Walter Faxon, 1848-1920, fu un emerito studioso americano di uccelli e crostacei). Per aggiungere un pizzico di confusione è bene sapere che la nostra sottospecie è anche conosciuta col nome scientifico di Austropotamobius pallipes fulcisianus Ninni 1886. Ma attenzione, gli ultimi studi sulla genetica del genere Austropotamobius sembrano evidenziare la presenza in Italia di 2 specie distinte, una nell'Italia Nord-Occidentale Austropotamobius pallipes Lereboullet 1858, ed un'altra nel resto d'Italia (con sovrapposizione nell'Appennino Ligure-Piemontese) denominata A. italicus. |
I gamberi alloctoni e i problemi "ambientali"
Come già detto il Gambero presente nel Parco è una sottospecie del Gambero d'acqua dolce. In Italia A. p. italicus è sicuramente la sottospecie più diffusa; in Liguria vive anche una seconda sottospecie A. p. pallipes. Una terza sottospecie non è presente in Italia.
Queste sono le entità (taxa) autoctone; purtroppo ad esse si sono aggiunti negli anni altre specie, di provenienza nord-americana, Procambarus clarkii (Gambero rosso delle paludi della Louisiana) e Orconectes limosus (Gambero americano). Queste specie alloctone, introdotte in allevamenti per scopi alimentari, si sono diffuse rapidamente e a discapito del gambero nostrano, grazie alla loro maggior adattabilità in termini di ambiente, resistenza alle malattie e ad una maggiore e precoce fertilità.
In Lombardia, sono presenti e largamente diffuse, entrambe le specie; la loro presenza va dalle lanche morte dei fiumi, ai canali d'irrigazione ai grandi laghi (lago Maggiore per esempio).
Ai problemi d'inquinamento delle acque, di riduzione in generale degli habitat adatti (degrado degli alvei, intorbidimento e impoverimento delle acque...) si è quindi aggiunto anche la concorrenza delle specie alloctone.
Il nostro gambero è inoltre molto sensibile alle malattie trasmesse spesso da funghi (peste del gambero) e mal sopporta temperature dell'acqua superiori ai 25°C e questo in un'epoca di innalzamento delle media delle temperature costituisce un altro fattore di rischio.
Anche il prelievo, anzi una vera e propria razzia, a scopo culinario (ora illegale!) nè ha fortemente ridotto areale di distribuzione e numero.
Che la sua diffusione sia andata via via riducendosi (è una tendenza che dura da circa 150 anni) ha quindi molte e varie motivazioni.
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Questo splendido esemplare, col corpo completamente fuori dal pelo dell'acqua riluce sotto il lampo del flash.
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Questo esemplare se ne sta in acqua tra i detriti del fondo del ruscello, in cui si riconoscono i nidi (foderi larvali) di alcuni Tricotteri.
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nel mese di luglio durante la normale attività di controllo del territorio una GEV si è imbattuta, nell'affluente di destra del torrente Curone denominato nelle carte idriche del Parco "MOCUR12", in diversi esemplari, di varia età, di gamberi morti .
Gli esemplari apparivano in iniziato stato di decomposizione e risalendo il ruscello non è stato trovato alcun esemplare in vita. Informati prontamente gli esperti scientifici presso l'Università di Pavia (dipartimento di Biologia Animale), abbiamo, su loro suggerimento, inviato un campione sotto alcool per le analisi del caso. Dopo alcuni giorni è giunta la risposta; la causa dell'epidemia è da imputarsi ad un fungo Aphanomyces astaci la cosiddetta 'peste del gambero' le cui spore possono sopravvivere anche tre mesi in acqua. Come il fungo abbia potuto raggiungere e svilupparsi in un ambiente così isolato non è chiaro, quello che è stato raccomandato è di porre attenzione nel non inquinare altri ruscelli con materiale e acqua prelevati dalla zona infetta. |
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ad agosto, durante i lavori di sfalcio e pulizia del fontanile Mirasole e del canale che da esso defluisce per poi terminare in uno
stagno adiacente al torrente Lavandaia, sono stati individuati e catturati 3 esemplari adulti di Procambarus clarkii (Gambero rosso delle paludi della Louisiana). In particolare sono stati trovati nel canale di deflusso del fontanile, ma nulla esclude (anzi è molto probabile) che il fontanile stesso sia stato "conquistato" da questa specie nord-americana. Attualmente il nostro gambero di fiume è ancora presente ma se la situazione evolverà come altrove presto la sua presenza sarà solo un ricordo. Il gambero rosso della Louisiana è una specie molto più prolifica della nostra, è inoltre più grosso ed aggressivo ed è in grado di muoversi fuori dall'acqua per qualche chilometro! Eradicarlo è praticamente impossibile, inoltre se è arrivato una volta nulla vieta che arrivi una seconda volta; tutto sta a capire se è arrivato naturalmente (ovvero con proprie migrazioni risalendo il Molgora) o è stato fraudolentemente immesso. |